Il suo nome, secondo l’opinione il più condiviso, deriva dal greco καμαρὸτος (traslitt. kamaròtos, “ricurvo” o “fatto a volta”) o dal latino Camurus (“incurvato” ).
Si riferisce alle numerose grotte calcaree, in cui ad oggi è possibile trovare reperti archeologi risalenti all’era Paleolitica. Infatti il territorio è una dei luoghi più importante in Italia per lo studio della cultura preistorica lungo la costa. Il Museo Virtuale Paleolitico (MUVIP) a Marina di Camerota nasce con l’obiettivo di trasmettere a tutti l’importanza di questo patrimonio storico.
Come leggiamo nel recente libro di Angelo di Mauro, (I Sette Sentieri della Memoria pag. 255), nel alto medioevo il territorio strategico di Camerota era una zona di confine fra il Principato Longobardo di Salerno e il la provincia (Tema) Calabria del impero greco-bizantino di Costantinopoli. La regione nell’alto medioevo, ospitava monaci eremiti italo-greci che occupavano le grotte come quello di San Biagio e che fondarono monasteri. Insediamenti rurali nascevano vicino alle badie italo-greci come, per esempio, di San Cono(one) e alla Badia di San Pietro a Licusati prima del’ inizio del XI secolo. Nella badia vicina di San Giovanni a Piro esisteva un scriptorium a 1020. Il monaco Luca scriveva , alla richiesta dell’abate Isodoro, un codice illustrato in greco bizantino.
Dopo la conquista di Salerno dai normanni in 1076 e la fondazione del Regno di Sicilia nel 1130, appare una famiglia signorile nel territorio, con consistente proprietà nel Cilento. Avevano l’amministrazione civile e militare del territorio. Florio di Camerota il più famoso personalità di questa famiglia, era un funzionario reale molto in vista nel Regno di Sicilia durante la seconda metà del XII secolo. (Dizionario Biografico degli Italiani di Treccani, voce “Florio da Camerota”). Nel secolo XII il territorio del Salernitano era diventato una delle regioni più ricchi dell’Europa occidentale, anche perché adesso il Regno dominava il mare e non più i Saraceni.
Essendo un territorio strategico, nelle battaglie di guerra Camerota ha sofferto molto, specialmente durante la guerra civile del Vespro Siciliano alla fine del XIII secolo.
La presa di Costantinopoli dai Turchi nel 1453 era funesta anche per Camerota. I Turchi acquistavano il dominio de Mare Mediterraneo. Il Regno diventò più vulnerabile. Una coalizione dei Francesi e Turchi (insieme con l’appoggio del principe Sanseverino) attaccava la costa del Regno dal mare. Nel 1543 e 1552 la cittadina fu devastata e saccheggiata dai Turchi. Le fortificazioni e torri di vedetta lunga la costa ci ricordano di questo periodo della storia.
Nel 1571 la Battaglia di Lepanto metteva una fine alla dominazione Turca del Mediterraneo.
Nel 1647 la città, nel tempo di di Masaniello, si sollevò contro il proprio signore e nel 1828 aderì senza successo ai moti cilentani sperando di ottenere una monarchia costituzionale.
Dal 1811 al 1860 è stato capoluogo dell’omonimo circondario appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie.
Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia è stato capoluogo dell’omonimo mandamento appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.
Camerota conserva ancora oggi testimonianze evidenti del suo passato: fortificazioni murarie, i ruderi di un antico palazzo marchesale, nonchè di chiese e cappelle distribuite in un complesso sistema di piccoli e caratteristici “vicoli” caratterizzano la struttura tipica di una comunità la cui storia affonda le radici nel medioevo. Camerota è stata, nel recente passato, una fiorente comunità nella lavorazione e vendita della terracotta, maestri vasai e piccoli artigiani sono tuttora attivi nella produzioni di vere e proprie opere di artigianato locale.
Camerota e la musica
Camerota vanta inoltre una consolidata propensione musicale. Una tradizione culturale radicata in tutta la comunità, ogni nuclueo familiare infatti ha nei propri congiunti un musicista professionista spesso attivo in contesti di rilievo nazionale. Una prerogativa artistica che ha reso celebre Camerota in tutto il territorio Cilentano. Il video di seguito mette in evidenza questa tradizione proponendo una serie di registrazioni e di fotografie scattate negli anni. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della presentazione condividendo le proprie fotografie.